Quando Michael Phelps si è presentato ai blocchi di partenza nella piscina olimpica di Rio, dove avrebbe poi bruciato ogni record portandosi a casa l’oro, ad attirare l’attenzione forse più della sua performance in vasca sono stati i cerchi violacei che campeggiavano su spalle e torso, che a molti hanno fatto pensare a bruciature. In realtà quei cerchietti nulla hanno a che fare con torture finalizzate a incrementare la potenza dei muscoli, ma sono un antico rimedio usato da millenni per alleviarne il dolore.
Il cosiddetto “cupping” consiste infatti nell’applicare vasetti di vetro o di plastica riscaldati sulla pelle per creare un effetto “risucchio” che stimola la circolazione del sangue e l’ossigenazione dei tessuti e drenarli, eliminando tensione e dolori muscolari attraverso il vuoto, solitamente creato tramite aspirazione.
Un approccio più olistico al trattamento dei dolori cronici, che ha avuto origine oltre 5mila anni fa nell’antica Cina, e che oltre agli atleti olimpici ha già conquistato anche celebrity come Gwyneth Paltrow e Kim Kardashian, la prima per il mal di schiena, la seconda per liberarsi da un dolore al collo.
Prima di correre a prenotare un appuntamento (rigorosamente da un esperto in possesso di certificazione), è bene però tenere a mente gli avvertimenti dei medici. Che da tempo, sin da quando il cupping è diventato un trend grazie all’endorsement della Paltrow, sottolineano che questa tecnica non ha un’efficacia medica provata, e che se mal praticata può causare lesioni alla pelle e nei casi più gravi bruciature.