“Il favoloso mondo di Whitney”, la ballerina sovrappeso che lotta contro i pregiudizi

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Essere grassi oggi, anche se qualcosa sembra stia cambiando (molto lentamente), non è cosa facile. Soprattutto se si è donna: i canoni estetici che martellano le menti delle adolescenti, e non solo, vogliono magre, in forma, attente alla dieta e al sedere che cresce. Vivere “da grassi” è una fatica ogni giorno: è una fatica con gli altri, ed è una fatica con se stessi.

Fortunatamente, come stiamo osservando in giro, tra le modelle curvy, tra le leggi che vietano le passerelle a corpi troppo esili e ossuti, tra chi, stufo di seguire pedissequamente le regole imposte dallo star system, dice basta “io sono così e mi accetto così”, si inizia a intravedere una piccola crepa, uno spiraglio.

Whitney Throre la ballerina sovrappeso che fa impazzire il Web

Whitney Throre la ballerina sovrappeso che fa impazzire il Web

Raccontare le storie di donne che si ribellano a quello sguardo prestabilito che inquadra in un preciso corpo, altrimenti non puoi essere presa in considerazione, aiuta tutte noi a sentirci meno sole nella nostra lotta. E la storia di Whitney Thore, la “ballerina sovrappeso” è una di quelle.

“Sarò grassa ma…sono una donna favolosa. Ho solo una vita da vivere e voglio viverla al meglio”: questo è il suo motto e con questa convinzione ha convinto tutti.

Il suo video autoironico “A fat girl dancing” (letteralmente una cicciona che balla) su Youtube è stato visto ad oggi da oltre 8 milioni di persone e da questa sera su Real Time la sua storia “Il favoloso mondo di Whitney” diventa una serie televisiva.

Questa ventinovenne sovrappeso della North Carolina, è diventata il simbolo dei pregiudizi contro le persone obese. Il suo nome si è legato all’immagine della ballerina formosa che vuole combattere la fobia del grasso e aiutare le persone in evidente sovrappeso ad avere maggiore fiducia in se stessi.

Ce la farà? Non lo sappiamo. Ci auguriamo di sì, non tanto perché ci piaccia pensare che in un modo o nell’altro il mondo debba accettare tutti, ma piuttosto perché accettarsi fa di noi delle più sicure, fa di noi delle persone migliori.

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