Dimenticate bilance, calorie ed altri complicati e noiosi metodi di di misurazione: per sapere quanto dev’essere grande la porzione di lasagne o il piatto di pasta per essere gustati senza sensi di colpa né timore di ingrassare basta usare le mani. Parola della dottoressa Alice Gibson, dottoranda alla University of Sidney, che ha messo a punto un sistema di misura universale, semplice e applicabile ovunque, persino quando non si è tra le mura della propria casa e non si hanno a disposizione gli strumenti tradizionali tipici dei periodi di dieta.
Alla base del sistema della Gibson, che ha realizzato la difficoltà di rispettare la dieta quando si è fuori casa e non ci si può occupare direttamente delle porzioni quando si è ritrovata a compilare il diario quotidiano dei pasti, c’è la matematica, che la giovane dietista ha sfruttato per verificare se è possibile calcolare il peso degli alimenti utilizzando la larghezza delle dita.

Photo credit: University of Sidney
In parole povere, la Gibson ha prima calcolato la densità e la superficie degli alimenti, e poi l’ha paragonata alla dimensione della mano, accertando che sono uno strumento estremamente preciso quando si tratta di stimare la grandezza delle porzioni: il margine di errore è del 25%, percentuale che trasforma la mano in una sorta di righello artigianale che può essere sfoderato in ogni occasione, ristorante compreso.

Photo credit: University of Sidney
La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Nutrition Science, e si basa sui principi della cosiddetta “dietetica per volumi”, che prevede di utilizzare la mano come unità di misura per stabilire in pochi istanti cosa, ma soprattutto quanto, mettere nel piatto: un pugno chiuso per alimenti che si sviluppano in altezza, come pasta e pane, la mano distesa per carne e pesce, due dita per il formaggio e via dicendo.

Photo credit: University of Sidney
La versione della Gibson è leggermente più moderna, e presto potrebbe anche approdare su smartphone con un’app che dovrebbe rendere tutto il procedimento ancora più creativo. Nel frattempo, non resta che fare pratica gustandosi le porzioni “guilt free” dei propri piatti preferiti.