La passione (talvolta ossessione) che tutti bene o male stiamo sviluppando verso il cibo sano, verso un modo di mangiare “pulito”, verso il “siamo quello che mangiamo” (dei più estremi), porta naturalmente la società ad adeguarsi alle richieste di chi non si accontenta più di leggere sulle etichette dei prodotti che acquista soltanto la provenienza e le calorie, ma ha bisogno di un vero e proprio vademecum di tutte le informazioni possibili riguardo a quel tal cibo.
Quanto sale, quanto zucchero, quanto grassi contengono i cibi che compriamo? Non è sempre facile stabilirlo. Le etichette sono spesso incomplete, illeggibili o impossibili da decifrare. Così, visto che tanto esiste ormai un’app per tutto, perché non crearne una che in quattro e quattr’otto riveli esattamente tutte le informazioni necessarie a sapere cosa si sta acquistando? Detto fatto: un team di ricercatori del George Institute in Australia si sono inventati “FoodSwitch”, un’app per smartphone e tablet che permette di scoprirlo proprio mentre si fa la spesa.
Ma come funziona? FoodSwitch si appoggia a un database che cataloga 10mila prodotti confezionati: la app esegue una scansione del codice a barre di ogni prodotto confezionato e classifica le informazioni ottenute: in verde i cibi sani, in arancione quelli a cui prestare attenzione e in rosso il junk food. L’utente ha poi la possibilità di condividere le liste della spesa sui social network con i propri contatti. Inoltre, se un’etichetta non viene riconosciuta dalla app, gli utenti possono inviare delle fotografie del prodotto agli sviluppatori per tenere aggiornato il database.
FoodSwitch è già presente in diversi Paesi del mondo e in Europa è attivo nel Regno Unito, ma l’obiettivo dei ricercatori è distribuirlo in 50 Paesi entro cinque anni. L’app al momento è gratuita ma sta già sviluppando un upgrade con informazioni anche su additivi, coloranti, conservanti e allergeni.
In Italia, no non c’è ancora, anche se lo scorso anno è stata lanciata un’applicazione simile, chiamata “Edo” realizzata da un team di giovani tecnologi alimentari nell’incubatore d’impresa Cesenalab.
Secondo il professor Bruce Neal, direttore del George Institute e ideatore del programma, solo la metà dei prodotti confezionati vengono etichettati in maniera corretta: “FoodSwitch – spiega – aiuterà le persone a riprendersi il controllo della propria salute”.