Piano piano, facendosi strada anno dopo anno, la cosiddetta “Internet of things”, la Rete delle cose, degli oggetti che possono collegarsi al Web e renderci la vita più facile, si sta allargando anche all’Italia. E se per le cose delle case (frigo, lavatrice, forno e così via) c’è oggettivamente ancora da aspettare, i tempi sembrano decisamente maturi per la sottocategoria dei “wearable”, i gadget da indossare per essere sempre connessi.
Pionieri sono stati i bracciali per il fitness e gli smartwatch, che interfacciandosi con il computer o lo smartphone permettono di svolgere parecchie attività in mobilità, avendo le mani (più o meno) libere. Ma il progresso non si ferma, e adesso fra gli “indossabili” arrivano addirittura le borse, la cui praticità è stata ormai da tempo riconosciuta anche dai maschi più… maschi. Se sinora se n’erano viste con batterie incorporate (per la ricarica dello smartphone) o con lettori di schede di memoria e jack per gli auricolari, quella prodotta da Lepow è forse la prima, vera smartbag. E non solo perché si chiama HiSmart.
Presentata su Indiegogo (fra le più note piattaforme di crowdfunding insieme con Kickstarter) e capace di raccogliere “al buio” oltre 200mila dollari di fondi in meno di un mese, contro un obiettivo dichiarato di 50mila, questa messenger unisex è caratterizzata da un disco metallico non troppo piccolo, che si può spostare su manici o tracolla e funziona come una sorta di telecomando: fatto il pairing via bluetooth con il telefonino, con pochi tocchi si può gestire la libreria musicale, regolare il volume, rispondere a una chiamata, registrare un appunto vocale e pure scattare foto.
Realizzata in cuoio e “trasformabile” anche in zainetto, la HiSmart dovrebbe entrare in produzione a fine primavera e costare circa 200 dollari: chissà se anche lei, come la maggior parte di questi oggetti, sarà capace di creare (altri) bisogni che non pensavamo di avere, e dunque di diventare insostituibile.